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Le infezioni genitali

Le infezioni genitali sono una evenienza piuttosto frequente nella donna e sono causa di fastidiosi disturbi soprattutto se recidivanti. 

Alle volte, ma fortunatamente solo alcune di esse (chlamydia, gonorrea ecc.), possono determinare complicanze piuttosto serie come ad esempio l'infertilità.

I fattori eziologici possono essere molteplici: candida, trichomonas, mycoplasmi, ureaplasma, stafilo/streptococchi, gardnerella etc.

La diagnosi può avvenire mediante visita (ad esempio per la Candida), oppure mediante tamponi vaginali mirati.

I sintomi più comuni sono perdite atipiche bianco-gialle-verdastre maleodoranti, pruriti, bruciori, secchezza, etc. e la terapia da effettuare dipenderà dalla natura dell'agente patogeno.

In base alla localizzazione dell'infezione si parla di vulviti (infezione della vulva ovvero dei genitali esterni) vaginiti (infezione della vagina), cerviciti (infezione della cervice uterina), endometriti (infezione dell'endometrio/utero), annessiti (infezione delle tube). 

Le annessiti possono comportare alterazioni permanenti delle tube determinando così, in un certo numero di casi, una sub-fertilità o una infertilità.

Le malattie sessualmente trasmesse sono prevenibili mediante utilizzo di contraccettivi di barriera (preservativo). La pillola anticoncezionale invece non protegge da tali infezioni.

La Cistite

La cistite, o infezione non complicata delle basse vie urinarie, è una fastidiosa infiammazione (flogosi) della mucosa vescicale. È una condizione molto frequente e colpisce prevalentemente il sesso femminile: si stima che circa il 25-35% delle donne di età compresa tra i 20 e i 40 anni abbia manifestato almeno un episodio di cistite nel corso della sua vita e circa un quarto di queste svilupperà un’infezione ricorrente entro 6-12 mesi.

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Fattori di rischio:
Numerosi sono i fattori di rischio che sembrano predisporre le donne all’insorgenza e alla ricorrenza degli episodi di cistite. Ecco i principali.
• Frequenti rapporti sessuali nell’ultimo mese (gli effetti meccanici della penetrazione durante un rapporto sessuale favorirebbero l’ingresso di batteri a livello vescicale).
• Uso indiscriminato di antimicrobici (l’uso spropositato di alcuni antimicrobici altera la normale flora batterica vaginale costituita da lactobacilli comportando una persistente colonizzazione vaginale da parte di uropatogeni come per esempio l’Escherichia Coli).

• Una dieta scorretta ricca di spezie, di fritture, cioccolato, caffè, pepe, etc, predispongono ad una alterazione della flora microbica vescicale compresa la brutta abitudine di bere poca acqua. 
• Fattori tipici delle donne in post menopausa quali il deficit estrogenico che altera il normale trofismo vaginale.

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I sintomi:
La cistite è caratterizzata dai seguenti sintomi irritativi.

• Pollachiuria: aumento transitorio o permanente del numero di minzioni durante le 24 ore, accompagnato dalla riduzione del volume vuotato per ogni atto minzionale.
• Disuria: difficoltà saltuaria o continua nell’urinare. La minzione può essere lenta e poco abbondante, richiede uno sforzo eccessivo, i muscoli appaiono contratti e il getto può risultare modificato nel volume o nella forma (deviato, tortuoso, ecc.) o arrestarsi improvvisamente e involontariamente.
• Stranguria: bruciore o dolore durante la minzione, talvolta accompagnato da brividi e freddo.
• Tenesmo vescicale: spasmo doloroso seguito dall’urgente bisogno di urinare.
• Urine torbide, a volte maleodoranti.
• Talvolta è presente anche ematuria o piuria. Questi termini sono utilizzati per indicare, rispettivamente, la presenza di sangue e pus nelle urine.
• In genere la cistite acuta e non complicata non causa febbre. Quando la temperatura sale oltre i 38 gradi con brivido e dolore lombare è possibile che l’infezione si sia propagata alle alte vie urinarie.
La sintomatologia della cistite cronica è simile a quella della cistite acuta, ma caratterizzata da sintomi più lievi.

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La prevenzione:
Per evitare infezioni ricorrenti le raccomandazioni generali per prevenire le cistite includono:
• bere almeno due litri d’acqua al giorno;
• evitare di trattenere l’urina;
• evitare il consumo di cibi e bevande che possono irritare l’intestino;
• fare la pipì prima del sonno e dopo i rapporti sessuali;
• assumere mirtillo rosso:
• indossare biancheria intima in fibre naturali (cotone);
• curare eventuale stipsi e utilizzare fermenti lattici (la stipsi favorisce la contaminazione del tratto urinario);
• praticare una regolare igiene intima evitando l’utilizzo di detergenti troppo energici.

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La diagnosi:
La diagnostica di laboratorio si basa sull’esame fisico-chimico delle urine, sull’esame del sedimento urinario e sull’urinocoltura. L’esame delle urine dimostra la presenza di batteriuria (presenza di batteri nelle urine) associata a leucocituria (presenza di leucociti nelle urine) e talvolta a microematuria (tracce di sangue nelle urine). L’urinocoltura consente la dimostrazione dell’infezione con l’identificazione dell’agente infettante, la determinazione della carica batterica e l’esecuzione dell’antibiogramma. Nel sospetto di infezione delle basse vie urinarie l’urinocoltura non è indispensabile in quanto i potenziali patogeni e la loro suscettibilità agli antibiotici sono prevedibili e i tempi di esecuzione dell’esame sono più lunghi della fase acuta della malattia. L’urinocoltura, invece, è indispensabile nelle forme ricorrenti delle basse vie urinarie o in caso di sintomi che possono far sospettare pielonefrite (infezione renale). Dopo un episodio di cistite non è necessario eseguire uno studio morfologico delle vie urinarie mentre, in caso di episodi ricorrenti, uno studio ecografico dell’apparato urinario può risultare molto utile. In caso di pielonefrite l’esame ecografico potrebbe svelare la presenza di ostruzione delle vie urinarie.

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