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CISTI DELLA GHIANDOLA DI BARTOLINO

Le ghiandole di Bartolino si trovano nella vulva, su entrambi i lati dell'apertura vaginale. La loro funzione principale è quella di secernere il muco attraverso i dotti di Bartolini, per garantire la lubrificazione; se l'apertura di tali dotti si ostruisce, si accumula il muco, causando gonfiore in prossimità del blocco.

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Cause

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L'eziologia, è di difficile determinazione. Nella maggior parte dei casi è comunque di natura infettiva; Nel passato si pensava che il gonococco fosse il microoganismo colpevole nella maggior parte dei casi. Studi più recenti indicano la presenza di gonorrea nel 10-50% degli ascessi di Bartolino. La maggior parte degli ascessi contengono una flora batterica mista.
Le cause non infettive comprendono in genere:

1) traumi meccanici come suture da parto, che possono coinvolgere il dotto escretore.

2) ispessimento del muco.

 

Quali sono i segni ?

 

Le cisti sono di solito monolaterali, di 1,5 cm di diametro, la palpazione non risveglia dolore, sono di forma sferica o ovoidale, e sono localizzate a livello del labbro posteriore.Gli ascessi sono di solito eritematosi, dolenti alla palpazione e possono provocare edema delle labbra. Un ascesso bilaterale di solito indica la presenza di una infezione da gonococco.

 

Qual'è il trattamento della cisti di Bartolini?

Se di piccola dimensione, se monolaterale e se non è una recidiva, talvolta basta assumere antibiotici ed antinfiammatori per risolvere la questione. Così, infatti si elimina l'agente infettivo e di conseguenza il gonfiore ed il dolore.

Se invece il trattamento farmacologico non ottiene risultato o se si strattasse di una recidiva si può procedere chirurgicamente in 3 modi:

1) Drenaggio chirurgico: è la tecnica che preferisco, perchè è la meno invasiva e parimenti risolutiva rispetto alla marsupializzazione. Si pratica prima un'anestesia locale, successivamente si procede con una piccola incisione della cisti al cui interno si inserisce un piccolo catetere di silicone specifico con un palloncino sgonfio all'estremità (conosciuto come catetere di Word); dopodiché, il palloncino viene gonfiato per mantenere il catetere in posizione. Il catetere rimane in sede per un periodo che va dalle 4 alle 6 settimane, impedendo all'apertura utilizzata per il drenaggio di chiudersi e consentendo quindi il ripristino dell'apertura del dotto ghiandolare. Solitamente, il catetere non impedisce alcuna normale attività, ma generalmente si raccomanda di astenersi da rapporti sessuali fintanto che il catetere non viene rimosso. E' un catetere lungo circa 4 cm dotato di un palloncino gonfiabile all'estremità , si inserisce , previa incisione , nella cisti e si insufflano poi 2-4 ml di acqua . Il catetere viene lasciato in sede per 3-6 settimane. Il palloncino viene poi sgonfiato, il catetere rimosso e rimane un ostio secondario permanente.

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2) la marsupializzazione, che consiste in una incisione sopra la cisti, all'esterno dell'anello imenale per aprire la cisti e creare una comunicazione permanente tra il dotto escretore e l'esterno. La parete della cisti viene poi suturata sulla mucosa vulvare e sulla cute dell'introito lateralmente e lasciata aperta in modo da formare un nuovo condotto di fuoriuscita del muco. E' una procedura valida e forse la più comunemente utilizzata, ma è maggiormente invasiva per la paziente e quindi la preferisco personalmente di meno.

3) L'escissione (asportazione) della ghiandola. Di solito non è raccomandata poichè si associa a complicanze significative che comprendono emorragia, ematoma, cellulite, rimozione incompleta con conseguente recidiva e formazione di una cicatrice dolorosa.

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